venerdì 31 agosto 2007

PREGIUDIZIO E ASCOLTO


Non si può educare senza capacità di ascolto. I pregiudizi costituiscono un vero e proprio “handicap” nell’ascolto. Possiamo parlare di handicap del pregiudizio più che di pregiudizio nei confronti dell’handicap!
La nostra cultura è fatta di gente che preferisce parlare piuttosto che ascoltare. Siamo pronti a dare consigli, “giudizi”, informazioni…. Ma la gente ha bisogno di “orecchie attente e di una lingua muta”, la gente ha bisogno di essere ascoltata e compresa. “Non ascoltare è mancanza di rispetto della persona e di un servizio di amore disinteressato”.
Ma quale ascolto? Ci sembra di essere attenti e ci sembra di ascoltare, ma a volte “ascoltiamo per ascoltare”, ciò si verifica quando non siamo interessati alla persona e ai suoi bisogni, oppure quando siamo stanchi o siamo centrati su noi stessi, oppure “ascoltiamo per rispondere”, ed è ciò che noi facciamo continuamente. Ascoltiamo a metà ciò che l’altro dice perché siamo impegnati a pensare a come dobbiamo rispondere. Perché? Tutti noi abbiamo bisogno degli altri per definire noi stessi ma nello stesso tempo abbiamo paura che la definizione che gli altri ci rimandano possa disconfermare l’immagine che abbiamo di noi. Questa situazione generatrice di ansia induce la messa in atto di meccanismi di difesa nei confronti dell’altro, per cui nelle relazioni interpersonali tendiamo a selezionare solo le informazioni che non costituiscono una minaccia.
Il pregiudizio caratterizza una persona che vive "per proteggere i propri sentimenti e la propria reputazione". Il falso concetto che si ha dell'altro non è che un difendere se stessi, ciò che si crede, che è diventato rifugio delle nostre insicurezze, paure e frustrazioni. Creare scompiglio nell'alveare (emozioni) altrui, con la denuncia di ciò che si presume che sia sbagliato o no, significa evitare di trovarsi nel proprio alveare scompigliati dal riaffiorare delle nostre paure e insicurezze.
Anche a scuola, come in altri contesti, accade che i pregiudizi agiscano in senso contrario rispetto a quelli che sono gli obiettivi educativi. Spesso pensiamo che l’alunno “più di così non può fare” e questo preconcetto ha influenza sulla percezione che l’allievo ha di sé e si convince che è effettivamente un incapace e quindi non si adopera ai fini dell’apprendimento. I pensieri si riflettono sul nostro comportamento e sulla scelte delle parole che usiamo nelle nostre comunicazioni.
Le persone hanno bisogno di sentirsi apprezzate, stimate, e l’ascolto è il mezzo più appropriato, se noi vogliamo trasmettere senso di sicurezza, dobbiamo ascoltare con empatia, soprattutto le persone che soffrono. Saper ascoltare è più difficile di quanto si creda.

Mamma, tu mi DEVI ascoltare, perché se non mi ascolti tu, quando sarò grande non mi ascolterà nessuno!” (Silvia, 7 anni, alla mamma)