Il pregiudizio può essere definito come un'opinione che ci si forma senza prendere il tempo di valutare imparzialmente. E' un giudizio sommario, non per forza falso, ma privo di una solida base di informazioni, lontano da una vera e seria analisi, spesso influenzato dal sentire comune e dalle opinioni più diffuse, anche se prive di fondamento.
Il pregiudizio è una predisposizione che esiste in ognuno di noi, che varia a seconda del tipo di educazione che abbiamo ricevuto. Di fatto ci sentiamo più sicuri quando siamo in un gruppo che condivide le nostre abitudini, il nostro linguaggio, gli interessi, la cultura ecc. Gli altri (i diversi) sono degli estranei e in qualche caso una minaccia.
Il pregiudizio nasce come meccanismo difensivo all'inadeguatezza della risposta del soggetto ad una data situazione. Attraverso il pregiudizio si proiettano all'esterno gli elementi intolleranti del proprio dinamismo mentale, dando una giustificazione a sentimenti e atteggiamenti incapaci di trovare una giustificazione.
Il pregiudizio ha origine in genere all'interno del contesto famigliare ed è spesso associato ad un'atmosfera di rifiuto e di educazione molto rigida, di autoritarismo, nonché molto spesso legato a disturbi familiari; anche le esperienze quotidiane nella scuola, nel lavoro, nel campo degli affari possono acuire sentimenti negativi che non trovano conforto nell'affettività dei propri cari.
Il pregiudizio diventa dannoso quando lo si avvalla con convinzione: a questo punto il giudizio può dare luogo ad azioni ingiuste e vessatorie. Tanto più che la natura del pregiudizio è quella di essere confermato più che smentito.
Nei confronti dell'handicap vi è ancora molto pregiudizio, a partire dal suffisso dis- utilizzato nella nomenclatura che segnala la mancanza di un qualcosa, il difetto che ci si aspetta. Trasformare il pregiudizio in giudizio obiettivo e sincero è l'obiettivo dell'educazione sociale a partire dal presente per un futuro dignitoso per tutti.